Un dibattito da portare avanti
I fatti: sentiamo alla radio e leggiamo sui giornali che un assessore di Chieri (TO) prospetta come possibile soluzione l'allontanamento dalla scuola pubblica dei disabili DIFFICILI
Ci informiamo: leggiamo l'articolo e ascoltiamo la conferenza stampa di risposta
http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/335412/
Pensiamo utile esprimere le nostre considerazioni:
Egr Avv. Giuseppe Pellegrino,
Facciamo parte di un gruppo di familiari di ragazzi affetti da patologie rare o rarissime, alcuni con comportamento cosiddetto “problema” (aggressività, autolesionismo) e proprio lo scorso anno, a Genova, in occasione della giornata europea delle Malattie Rare (28 febbraio 2009), abbiamo portato il contributo della nostra esperienza ad un pubblico dibattito con operatori, insegnanti, ispettori del MIUR, genitori di cui riportiamo l’abstract:
AGGRESSIVITA' E AUTOAGGRESSIVITA': BARRIERE PER L'INTEGRAZIONE?
Alcune malattie rare presentano problemi comportamentali, comuni anche a patologie più diffuse, che sfidano i “normali” percorsi dell’integrazione scolastica e sociale.
Tutte le malattie rare, anche quelle che non toccano il comportamento, rischiano di non trovare percorsi appropriati per la loro gestione. Il gruppo ha scelto uno dei tanti problemi con possibile effetto “emarginante” come esempio della necessità di percorsi alternativi a tutto ciò che è “standard”, anche nell’offerta formativa.
Dopo avere letto sui giornali e sul web le sue parole sull’opportunità di escludere dal contesto scolastico normale chi ha i comportamenti sopraddetti ed aver ascoltato sul web la sua conferenza stampa che conferma il timore che i nostri ragazzi rischiano di essere emarginati fra gli emarginati, vorremmo fare presente a lei, e a chi ci leggerà, alcune considerazioni.
E’ verissimo quanto lei afferma: non è INTEGRAZIONE lasciare in corridoio un ragazzo disabile perché passi tutto il tempo a dare calci al muro, né la si può considerare conquista didattica.
Può darsi però che un ragazzo abbia bisogno di uno spazio o un tempo per dare calci al muro all’interno di una mattinata in cui troverà anche il tempo dello stare con gli altri, dell’apprendere, del godere dell’amicizia dei compagni e del lavoro con gli insegnanti.
La nostra proposta, che deriva dall’esperienza del vivere con questi ragazzi (ciascuno con una storia, un comportamento, delle esigenze diversissime fra loro) è quella del non fuggire alla loro realtà, dolorosissima per loro stessi, ma di creare “percorsi alternativi” all’interno di una reale accoglienza.
La scuola, ma in realtà la comunità civile, deve ancora far crescere e maturare la cultura della disabilità complessa e comportamentale e prima si comincia meglio è.
Nessuno si permetterebbe di prendere provvedimenti disciplinari o usare metodi repressivi se un alunno sordo non rispondesse alla chiamata del docente o un alunno cieco si rifiutasse di "leggere la lavagna", invece pare che a chi, per motivi genetici, vive districandosi fra compulsioni e stress, si chieda di avere un comportamento “adeguato”. Lei stesso, ha detto, sarebbe inorridito al dire fuori dalla scuola chi non cammina o chi non vede!
Ebbene per chi non vede si prevedono, all’interno della classe normale e in un progetto di integrazione, strumenti DIVERSI per poter “leggere” e studiare
Per chi non cammina si abbattono (o meglio si dovrebbero abbattere) barriere fisiche di accesso alle aule o ai servizi.
Per alcuni che non sentono si chiedono “interpreti” del linguaggio dei segni e sottotitolature dei filmati...
Non è pensabile che per chi ha una disabilità che necessità ontenimento” non siano neppure conosciuti gli strumenti per attuarlo e che quindi si presupponga solo l’esclusione dal contesto sociale.
Lei ha chiamato “psichici” questi disabili: in verità in situazioni fortemente stressanti e alcune delle malattie dei nostri ragazzi lo sono (Emiplegia alternante, Lesch-Nyhan, Prader Willi ad es.), ciascuno di noi, cosiddetti normali, esterna a volte comportamenti aggressivi. Spesso, di fronte all’incredibile numero di frustrazioni a cui sono sottoposti i nostri figli noi genitori dobbiamo esprimere la sorpresa della loro capacità di trovare ancora serenità e allegria...
C’è quindi da chiedersi, a volte, quali percorsi siano stati loro proposti o quanto invece sia stata per loro chiaro un messaggio di emarginazione e di non gradimento della loro presenza...
Siamo consapevoli delle difficoltà in cui versa la scuola pubblica, della inadeguatezza delle risorse e della scarsità degli aiuti, ma siamo anche assolutamente consci che tutto ciò non può ulteriormente aggravare le famiglie che già sostengono la quasi totalità del carico della gestione della disabilità e della malattia cronica, specie se rara: in realtà spesso l’alternativa resta solo la casa e la pregherei di informare anche noi su quanto esiste di alternativo, in Italia, per questi ragazzi soprattutto fra i 16 e i 60 anni.
Certo la scuola deve mettersi "in rete" con altre forze presenti sul territorio: anche le "Linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità" emanate dal MIUR nell'agosto 2009 prevedono forme di raccordo con le associazioni delle famiglie e con gli operatori in servizio
nel territorio.
Se però quelle sono solo parole e l’emarginazione i fatti come possiamo illuderci che allontanarli dalla vista di tutti sia, per loro, la cosa migliore?
No: occorre impegnare più risorse, aprire gli occhi e il cuore, costruire una scuola che essendo “capace” (nel senso più ampio della parola) di contenere chi ha grosse difficoltà perché colpito da malattia, divenga capace di progettare per ciascun alunno percorsi educativi, di apprendimento, di integrazione, di vita.
La scuola “incapace” di integrare chi è più colpito, non illudiamoci, sarà incapace di educare veramente anche tutti gli altri
Sarà difficile “convincerci” che l’unica “soluzione” sia allontanare i nostri ragazzi dagli altri: noi infatti abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando proprio il contrario: stare con i ragazzi “normali”, in un contesto preparato, accurato e motivato è la migliore cura per loro.
Speriamo invece di convincere lei ad un ascolto più aperto e a prospettive più coraggiose per una scuola diversa e una società che davvero rispetta la vita.
Con questa speranza la salutiamo
LA RISPOSTA
Egregi Signori,
ho letto con attenzione la Vostra lettera che condivido pienamente almeno quanto a intenzioni. Purtoppo mi è stato prospettato un caso concreto, ed altri in questi giorni sono stati messi alla mia conoscenza, in cui il ragazzo affetto da una grave disabilità psichica, e scusatemi se non posso meglio qualificarla scientificamente, o viene abbandonato, per non dire costretto, nei corridoi della scuola o allontanato per ignota destinazione. Ebbene è proprio a questi casi che io intendevo riferirmi per porre il problema.
Problema che, seppure limitato ad una esiguità di casi, deve trovare una risposta .
Sono ben lieto di apprendere che vi siano scuole ove tale risposta viene data con esito positivo , purtroppo non mi risulta che questo sussista nella maggior parte delle scuole, anche se molti amano riempirsi la bocca di facili parole con richiamo a diritti costituzionali e quant'altro, senza curarsi della realtà.
Vi unisco la lettera standard che ho inviato a quanti mi hanno in questi giorni "contattato" e Vi saluto molto cordialmente.
Giuseppe Pellegrino
Egregi Signori/e
Rispondo personalmente alle vostre mail, anche se per lo più dense d’insulti e cattiverie nei miei confronti, perché comunque denotano in voi un vivo senso di sensibilità, sensibilità gravemente offesa dalle dichiarazioni, a me attribuite, che avete letto su LA STAMPA.
Ma tutti voi avete un difetto, peraltro comune a molti , quello di ingenuità, ingenuità di credere che quanto riportato sulla carta stampata corrisponda alla verità dei fatti , il che purtroppo, come ho potuto sperimentare a mie spese, non sempre accade.
Fortunatamente la seduta del Consiglio Comunale in cui avrei fatto quelle affermazioni è stata integralmente registrata , e spero che al più presto il mio intervento , trascritto o in sonoro, possa essere a disposizione di tutti sul sito del Comune di Chieri.
Per ora vi allego il testo della mia conferenza stampa di ieri pomeriggio , peraltro disponibile anche in sonoro sul sito www.radiochieri.it .
Vi evidenzio anche il mio slogan a conclusione della conferenza stampa : dico si, assolutamente si, ai disabili a scuola .
Con il che ho inteso dire che penso alla scuola non tanto come ad un luogo dove inserire il ragazzo in situazione di difficoltà, ma anche e soprattutto un complesso sistema , che corrisponde ad una fase della vita dell’uomo, volto alla sua formazione : culturale, civile, sociale .
Compito precipuo della scuola è dunque educare , fare crescere, non nella sua componente fisica, cui già pensa la natura, ma in quella psichica intellettuale spirituale il piccolo uomo fino a farlo diventare un uomo degno di questo nome.
E quando la scuola non può assolvere a questo compito e diventa soltanto una sorta di luogo di custodia quasi detentiva, come nel caso che io ho esposto di un ragazzo gravemente disabile psichico, e non fisico, abbandonato , perché altro termine non so usare, in scuola a camminare avanti ed indietro nei corridoi , ebbene allora è mio dovere di amministratore pubblico, pur se la relativa soluzione non rientra nelle mie competenze istituzionali, evidenziare il problema perché vi sia data una congrua soluzione, perché sia data una risposta alla richiesta urgente di aiuto che proviene da questo ragazzo .
Risposta che certo non consiste nelle classi differenziate o simili ,e che forse ancora non può essere completamente trovata nelle realtà attuali , ma che comunque non può essere tralasciata , anche a costo di avere grane, come a me è capitato.
E questo ho fatto e non me ne pento, anche se le mie parole non solo sono state travisate, ma persino trasformate in altre , e ciò nella prospettiva di un attacco politico , non tanto a me che sono solo un cittadino provvisoriamente prestato alla politica e non un politico di mestiere, quanto alla amministrazione di centro destra di cui faccio parte. Attacco oltretutto che, almeno ad oggi, non proviene dai consiglieri di opposizione dell’amministrazione cittadina che nulla hanno replicato alle mie parole nel Consiglio Comunale aperto ( e che mi auguro non approfitteranno della situazione mettendosi anch’essi a cavalcare la tigre) , ma da qualcuno che evidentemente ha più attenzione a fare gretta politica di denigrazione della parte avversa, piuttosto che a contribuire a risolvere un problema che tocca i cittadini più deboli.
Comunque ho fiducia che da questa situazione di prova in cui la Provvidenza mi ha voluto collocare derivino delle possibilità di miglioramento per i più deboli , per quelli , che purtroppo mi risulta siano numericamente in crescita, si trovano abbandonati a camminare avanti ed indietro nei corridoi.
Ovviamente non ricambio le ingiurie che molti di voi mi hanno inviato, ma chiedo a costoro di darmi una mano in questa solitaria battaglia, in coerenza con la loro sensibilità giustamente turbata dall’articolo apparso sul giornale.
COMMENTO
Dice l'assessore di avere sollevato un problema " che, seppure limitato ad una esiguità di casi, deve trovare una risposta "
Concordiamo sul fatto che potrebbe essere una "provvidenza" il clamore dato alle sue parole in un momento in cui l'indifferenza, anche dei media, cala su problemi concreti gravissimi e non risolti.
Nella scuola o fuori dalla scuola il "metodo" sembra essere ormai NON VEDERE e proprio per questo allontanare i ragazzi come quello segnalato è un peggioramento e non un rimedio della situazione.
Ma certo il peggio del peggio è far finta di nulla, come molti .
Speriamo che il dibattito cresca e al di là delle emozioni e delle reazioni viscerali si arrivi a proporre concrete analisi e prospettive.
Stiamo TUTTI camminando avanti e indietro in un corridoio senza vie d'uscita?
Pretendiamo insieme risposte concrete!